Questa settimana, il popolo palestinese commemora il quarantesimo anniversario dell’occupazione israeliana nei territori palestinesi. Continuano intanto le incursioni militari israeliane nella West Bank e nella striscia di Gaza che hanno causato cinque vittime.
Vi racconteremo queste ed altre notizie. Rimanete con noi.
Resistenza non violenta in Palestina
Cominciamo il nostro consueto report settimanale parlando delle azioni di protesta pacifiche contro la costruzione illegale del Muro e delle colonie israeliane nelle zone di Ramallah e Betlemme.
Artas
Questo venerdì mattina un gruppo di dimostranti è stato attaccato dall’esercito nel villaggio di Artas, a sud della città di Betlemme, in Cisgiordania, mentre stavano protestando contro la decisione degli israeliani di confiscare alcuni terreni palestinesi. Circa 70 abitanti del villaggio hanno marciato verso quelle terre, che rischiano l’annessione al vicino insediamento israeliano illegale.
Il piano di Israele è di confiscare l’area in modo da collegare i due insediamenti di Efrat e di Ma’ale Adumim. Con l’annessione delle terre palestinesi gli israeliani causerebbero soprattutto l’isolamento delle aree palestinesi anche attraverso la costruzione del muro di separazione.
I residenti, recatisi sul luogo, poco dopo la preghiera del venerdì, hanno incontrato una truppa israeliana che li ha subito assaliti con pugni calci e spinte
Tra le persone attaccate c’era anche il corrispondente dell’IMEMC, Ghassan Bannoura. I soldati non solo hanno cercato di aggredirlo ma anche di confiscargli la macchina fotografica, però senza successo. Dopo aver protestato brevemente, la folla si è dispersa, promettendo di tornare la prossima settimana
Um Salamuna
Sempre di venerdì si è svolta la ormai settimanale dimostrazione non violenta contro la confisca illegale delle terre agricole del villaggio per costruire il muro che isolerà i residenti dalla loro principale risorsa di sostentamento, nel villaggio di Um Salumoneh, a sud di Betlemme.
Come in passato, l’esercito ha creato alcuni Checkpoint mobili e blocchi stradali per impedire l’accesso alla zona di attivisti israeliani ed internazionali. Inoltre, nei posti di blocco sono stati fermati ed arrestati 2 palestinesi, organizzatori del comitato popolare. I due, identificati come Mohammed Brejieah e Abdullah Hajaj, si stavano dirigendo alla manifestazione.
Nonostante gli sforzi dell’esercito, la protesta è andata avanti secondo i piani e alcuni attivisti pacifisti si sono riuniti con gli abitanti del villaggio. Dopo la consueta preghiera, è iniziata la marcia verso i terreni che verranno confiscati fra pochi giorni. Il corteo è stato interrotto dai soldati che hanno cominciato a spingere e colpire sia i dimostranti che un gruppo di giornalisti.
Alcuni testimoni oculari hanno raccontato che le truppe militari hanno circondato i dimostranti impedendogli sia di andare avanti che di ritornare indietro. Dopo una breve rappresaglia durante la quale sono stati arrestati 5 attivisti israeliani, gli organizzatori hanno deciso di chiudere la protesta.
Bil'in
Passiamo alle notizie sul villaggio di Bil’in, nei pressi della città di Ramallah.
Questo venerdì si è tenuta la consueta protesta settimanale contro la costruzione del muro nella zona. Palestinesi ed attivisti israeliani ed internazionali si sono riuniti insieme sotto la stessa bandiera per commemorare i 40 anni di occupazione israeliana su Gerusalemme ed i territori Palestinesi.
Come nelle precedenti dimostrazioni, i soldati hanno tentato di interrompere il corteo mediante l’uso di gas lacrimogeni, bombe sonore e proiettili di gomma, ancor prima che la folla raggiungesse il muro.
Sette persone, inclusa un’attivista inglese, identificata come Alice, sono stati feriti dalla reazione dei militari. Un gruppo di attivisti israeliani è riuscito a sgusciare oltre le linee militari ed a raggiungere il muro. Questi sono stati arrestati e condotti presso un luogo di detenzione sconosciuto. Come risultato dell’ingente lancio di gas, alcuni alberi di ulivo hanno preso fuoco e sono stati danneggiati.
La Situazione Politica
I palestinesi, insieme con molti sostenitori internazionali hanno commemorato il 40mo anniversario dell’Occupazione militare israeliana dei territori Palestinesi. In tutto il medioriente, come in europa ed America, ci sono state marce, dimostrazioni, commemorazioni, ed inoltre conferenze, proiezioni di film e seminari.
Gli eventi si sono tenuti dal 5 al 10 giugno per l’anniversario della guerra dei sei giorni, nella quale Israele ha preso possesso dei territori Palestinesi e di Gerusalemme Est, come della penisola del Sinai dall’egitto e le alture del Golan dalla Siria.
A Tel Aviv, alcuni gruppi di attivisti hanno creato dei finti checkpoint per simulare quello che accade ogni giorno nei territori Occupati, in più di 500 posti di blocco militari che impediscono la libertà di movimento dei palestinesi.
Una serie di dimostrazioni non violente si è tenuta a Betlemme ed in diverse zone della West Bank.
L’associazione umanitaria Amnesty International, in un rapporto stilato in occasione dell’anniversario dei 40 dell’occupazione israeliana ha esposto le sue accuse nei confronti delle violazioni dei diritti umani portate avanti da Israele
In questo rapporto di 45 pagine intitolato “Occupazione continua: palestinesi sotto assedio in Cisgiordania, amnesty sottolinea la sostanziale illegalità di misure politiche israeliane quali la confisca di terre, per l’espansione degli insediamenti Israeliani. Amnesty international ha inoltre ribadito l’urgente necessità di un meccanismo internazionale di monitoraggio dei diritti umani nei territori palestinesi.
Anche Il segretario generale delle Nazioni Unite , Ban Ki-Moon, ha lasciato una dichiarazione rispetto all’anniversario. Egli ha affermato che “l’unico modo di risolvere il conflitto mediorientale è quello di porre fine all’occupazione militare israeliana e trovare una soluzione politica.
Ban Ki Moon ha esortato gli Israeliani i Palestinesi, i Siriani ed i libanesi a cercare il dialogo politico ed il negoziato per poter porre termine ad un conflitto che continua da anni.
Il primo ministro Israeliano Ehud Olmert, ha rilasciato una dichiarazione all’inizio della settimana, nel quale ha aggermato che il suo governo non porterà avanti la proposta di pace degli stati uniti perchè, a suo parere, eliminerebbe gli sforzi che Israele ha compiuto per stabilire la sicurezza in Cisgiordania. Nelle sue critiche non ha però accennato il fatto che queste cosiddette zone di sicurezza sono quelle dove c’è una massiccia presenza di insediamenti israeliani, tra l’altro illegali secondo la legge internazionale.
Il governo palestinese ha proposto un piano per stabilire un cessate il fuoco in 10 punti al governo israeliano. La risposta non è ancora arrivata tuttavia. Le forze di resistenza armata palestinese rinuncerebbero al lancio di razzi artigianali verso Israele, nelle città a nord del deserto del Negev se Israele ritirerà ,le truppe da Gaza e terminerà le incursioni e gli omicidi mirati nei territori palestinesi.
Il meeting previsto tra il presidente palestinese Mahmoud Abbad ed il primo Ministro israeliano Ehud Olmert è stato cancellato in seguito al rifiuto di Israele di aderire al cessate il fuoco e di erogare le tasse doganali fin ora trattenute che spetterebbero all’autorità Palestinese.
Il governo israeliano ha chiesto a tutti i gruppi di resistenza armati di aderire al cessate il fuoco mentre si arroga il diritto di continuare gli strike aerei e le incursioni militari.
Il capo del dipartimento dei rapporti esteri dell’unione europea ha portato in aula una proposta di una forza di pace ONU a Gaza, ma è convinto che l’Egitto non sarà d’accordo con questo provvedimento.
Il mese scorso, quando l’idea di una presenza pacificatrice delle nazioni unite a Gaza era stata proposta, Israele l’aveva dapprima rifiutata, sostenendo che i caschi blu avrebbero interferito con le loro misure di sicurezza nei territori palestinesi.
Il commissario per le relazioni esterne dell’ONU Benita Ferrero-Waldner, ha dichiarato che il meccanismo temporaneo internazionale, istituito per erogare aiuti diretti ai palestinesi boicottando l’autorità palestinese, verrà esteso fino a settembre di quest’anno.
Il commissario ha aggiunto che le condizioni umanitarie dei territori Palestinesi sono incredibilmente difficili ed ha chiesto all’unione Europea di aumentare i fondi destinati alla popolazione palestinese.
Il governo francese, in un comunicato stampa rilasciato questa settimana, ha condannato la costruzione e l’espansione degli insediamenti israeliani illegali nella West Bank, poichè costituiscono una violazione delle leggi internazionali.. Israele ha costruito oltre 300 insediamenti in Cisgiordania dove si sono trasferiti circa 500.000 israeliani, contro ogni convenzione o rispetto delle norme e dei trattati internazionali.
Attacchi israeliani
Aggiornamenti dalla West Bank
Questa settimana, l’esercito ha condotto almeno 35 incursioni militari in territorio palestinese, in Cisgiordania. Durante le operazioni militari sono rimasti uccisi tre uomini e feriti almeno 49, e ne sono stati arrestati 16 uomini.
Con questi il numero dei palestinesi sequestrati dall’esercito israeliano in cisgiordania dall’inizio di quest’anno sale a 1,349.
Questo sabato, una milizia israeliana sotto copertura ha ucciso un civile palestinese e ferito diversi altri. Testimoni oculari riportano che l’esercito ha aperto il fuoco contro un gruppo di uomini armati che passavano per la strada, e colpendo due fratelli, Rami e Ala Shanay’ha. Rami è morto poco dopo per le ferite riportate.
Poco prima, sempre sabato, l’esercito ha tagliato l’elettricità in diverse abitazione di Nablus. Nel frattempo l’esercito ha tentato di rimuovere alcuni blocchi di cemento che impedivano l’accesso alla città vecchia della città.
Durante un invasione nella città di Jenin, a nord della West Bank, questa domenica, l’esercito israeliano ha ucciso un militante della resistenza, durante uno scontro a fuoco causato dalle forze israeliane.
Mercoledì invece, i militari israeliani hanno ucciso un uomo anziano, e ferito sua moglie, la cui morte è stata dichiarata poche ore dopo, ed inoltre ferito altri due familiari, nella sua abitazione di Hebron. Yahiye Al Labari, di 67 anni, e Fatima Al Jabhari, di 65 anni sono stati uccisi ed i suoi familiari feriti dal fuoco dei soldati che hanno perquisito e saccheggiato la sua abitazione. Secondo i testimoni oculare i soldati avrebbero circondato la casa e sarebbero entrati poco dopo aprendo il fuoco indiscriminatamente contro chi l’abitava.
L’esercito, in un comunicato ufficiale sostiene invece che quell’abitazione fosse quella di un ricercato e di aver risposto al fuoco. I testimoni sostengono invece che la famiglia stava semplicemente parlando coi soldati quando questi hanno cominciato a sparare.
La Striscia di Gaza
L’esercito della stella di Davide continua ad attaccare anche nella Striscia di Gaza Le vittime dei recenti scontri sono state due.
Giovedì notte, secondo fonti mediche palestinesi, un uomo è morto per mano dell’esercito israeliano nel distretto di Rafah che si trova nella zona sud della striscia di Gaza.
Dr. Moawiya Hassanen, responsabile dell’unità di pronto soccorso per il ministero della salute palestinese, ha dichiarato che il corpo di Fares Marzouq Abu Bakir, 23 anni, è stato trovato privo di vita vicino al valico di Sufa. Abu Marzouq era stato colpito da diversi proiettili dai soldati stanziati nel valico. Le brigate di Al Quds, il braccio armato della Jihad islamica ha rilasciato un comunicato che conferma l’appartenenza della giovane vittima al gruppo di resistenza armata.
Mercoledì, I caccia israeliani hanno sganciato due missili verso alcuni miliziani palestinesi, nella città di Jabalya, nel nord della striscia. Il bilancio è di un morto ed un ferito.
Lunedì invece, è stato ferito un altro pescatore palestinese, da una nave da guerra israeliana che sparava verso le imbarcazioni dei pescatori palestinesi situate a pochi metri dalla costa palestinese.
Ancora altri due palestinesi sono stati feriti questo sabato, dalle truppe israeliane installatesi al confine tra la striscia di Gaza ed Israele.
Dall’inizio di quest’ultima e recente offensiva nei confronti della striscia di Gaza, le forze israeliane hanno ucciso 57 palestinesi, fra i quali anche 10 bambini ed una donna, e ne hanno ferito altri 179, per lo più civili, fra i quali minorenni, 18 donne, 2 paramedici e 2 giornalisti.
La polizia segreta israeliana, lo shin Bet, ha presentato un report alla commissione di Legge e Giustizia del parlamento israeliano, la Knesset, dove ha riconosciuto l’arresto di 245 palestinesi residenti nella striscia di gaza negli ultimi 11 mesi.
Contro ogni legge internazionale, il report afferma che lo 2Shin Bet usa questi ordini militari provvisori che legittimano i sequestri nella striscia, nonostante il Ritiro israeliano del 2005 e l’abolizione delle leggi militari”.
Scontri tra Civili
Si riaccende il conflitto interno tra fazioni politiche in Palestina. Durante gli ultimi scontri sono rimasti coinvolti anche dei reporter palestinesi.
Fonti palestinesi dalla striscia di Gaza riportano che 2 uomini sono rimati uccisi in due scontri separati questo lunedì. Ahmad Abu Odah, di 20 anni è stato ucciso dai colpi di arma da fuoco di un uomo a volto coperto, dopo essere stato sequestrato a Khan Younis. L’uomo era stato forzato a salire su un auto. Prima sembrava lo avessero liberato, ma subito dopo gli hanno sparato. Abu Odah era un Attivista del gruppo di Fatah.
Sempre a Gaza, è esplosa una sparatoria tra due famiglie rivali nel centro città. Mohamed Al Massrri è rimasto ucciso negli scontri. Le famiglie coinvolte, Al Massrri e Abu Taha, di erano già scontrate l’anno scorso, in una sparatoria che aveva causato 7 vittime. In quell’occasione le autorità palestinesi avevano sedato la lotta e raggiunto una tregua tra le parti.
Fonti mediche palestinesi e agenti di polizia dichiarano che a Rafah, questo mercoledì un uomo è stato ucciso da un uomo a volto coperto. L’uomo sembra essere vittima di un’esecuzione.
Un altro civile palestinese, che sembra appartenesse al partito di Fatah, è stato ucciso a Rafah questo giovedì, quando gli scontri tra Hamas e Fatah si sono scontrati.. Gli scontri sarebbero avvenuti alle prime luci dell’alba. Secondo Hamas, gli agenti di fatah avrebbero aperto il fuoco verso un avamposto delle brigate di Al Qassam. Un attivista è stato ucciso e molti altri feriti in seguito alla rappresaglia.
Le fonti appartenenti a Fatah, sostengono invece che il loro agente è stato ucciso deliberatamente da un gruppo delle brigate che ha circondato la sua casa. L’uomo ucciso sarebbe il fratello di un simpatizzante di Fatah.
Giovedì notte un uomo a volto coperto ha rapito un importante membro di Fatah, che si trovava di fronte alla sua abitazione. Si tratterebbe di Iz Ed Deen Abu Shanab, di 23 anni, leader di Fatah e membro della guardia presidenziale a Gaza.
La Fonte ha aggiunto che il padre di Abu Shanab, è stato ferito dall’uomo che stava sequestrando il figlio. In un altro incidente, alcuni membri di Hamas hanno accusato un membro di Fatah di aver sparato verso un uomo Fayiz Al Barawi, ferendolo ripetutamente alle gambe e scappando via.
Sempre questo giovedì, Palestinian News Network (PNN), ha lanciato una campagna per la richiesta della liberazione del reporter britannico della BBC, Alan Johnston, rapito a Gaza 13 settimane fa da un gruppo di miliziani sconosciuto ai media che ha chiesto la liberazione di alcuni membri della Jihad islamica.
Sul sito della PNN gli utenti possono firmare una petizione e scrivere commenti sull’avvenimento. L’organizzatore della campagna ha dichiarato che metteranno in risalto tutte le lettere di solidarietà che potrebbero così rafforzare la loro richiesta di liberare il reporter.
Il direttore della PNN, Fadi Abu Sa’da ha ribadito che il rapimento di Johnston è un atto codardo che mina la libertà di stampa in Palestina.
Inoltre l’associazione britannica dei giornalisti ha espresso solidarietà verso la causa palestinese è ha invitato la gente a boicottare i prodotti israeliani.
Uomini mascherati hanno attaccato la sede di un agenzia di Stampa a Gaza, questo martedì. I miliziani, hanno fatto irruzione negli uffici della Palmedia, spaventando lo staff e minacciandolo con le armi. Infine sono usciti portando via con se computer, televisore ed altre attrezzature. Non c’è stato alcun ferito.
La scorsa settimana, i gruppo radicale nominato “La spada della giustizia Islamica, ha protestato contro le giornaliste palestinesi con la testa scoperta durante il notiziario della televisione nazionale. Secondo loro le donne violano il codice di comportamento religioso del paese.
Conclusioni
E questi sono solo alcuni dei fatti avvenuti questa settimana in palestina. Per aggiornamenti costanti visitate il nostro sito, www.IMEMC.org. Vi salutiamo dalla città occupata di Betlemme. Avete ascoltato Questa settimana in Palestina. Edito per voi da Monica Bitto e Ghassan Bannoura.