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Questa Settimana in Palestina - Sett. 18 2007

Audio Dept. | 07.05.2007 08:04 | Palestine | World

Questa settimana in Palestina un servizio dell’International Middle East Media Center, www.IMEMC.org, per la settimana dal 21 di aprile al 4 maggio.

Questa Settimana in Palestina - Sett. 18 2007 - mp3 20M


L’atteso governo di unità nazionale palestinese rischia di essere destituito a causa della mancata capacità di risolvere l’embargo economico, mentre contuinuano gliscontri interni e gli attacchi dell`esercito contro la popolazione civile. Vi racconteremo queste ed altre storie. Rimanete con noi.

Resistenza non violenta in Palestina

Cominciamo il nostro consueto report settimanale parlando delle manifestazioni non violente in Palestina, ed in particolare a Bil’in e Ramalla, contro il muro di annessione israeliano ed in commemorazione della giornata Internazionale dei Lavoratori.
Bil'in
Durante la protesta che si tiene da più di due anni ogni settimana a Bil’in, vicino alla città di Ramallah, gli abitanti del villaggio insieme con attivisti israeliani ed internazionali hanno marciato insieme contro il muro di separazione costruito illegalmente sulle terre dei palestinesi. Questa settimana la dimostrazione è stata dedicata in particolar modo ai lavoratori palestinesi.
I dimostranti hanno inoltre portato cartelloni in cui chiedevano libertà per la stampa ed il loro supporto per il reporter inglese Alan Johnston, rapito quasi due mesi fa a Gaza. Percorrendo la strada che dal villaggio porta al cancello situato nel muro i dimostranti hanno incontrato i militari. Katie, attivista dell’ISM presente a Bil’in ha raccontato ai microfoni dell’ IMEMC:
“Hanno tentato di sciogliere il corteo ancor prima che cominciasse, hanno messo del filo spinato sulla strada,sul muro. Hanno cominciato a tirare gas lacrimogeni quasi subito e proiettili di gomma verso di noi, mentre eravamo di fronte alla trincea di filo spinato che avevano piazzato loro”
I soldati hanno sparato contro la folla bombe sonore e lacrimogeni ferendo tre palestinesi, due di questi minorenni. Sono stati registrati anche alcuni casi di intossicazione da inalazione di Gas, secondo fonti mediche. Alcuni testimoni oculari affermano inoltre che alcuni olivi, in un campo appartenente ai palestinesi, sono stati incendiati dai lacrimogeni, ma l’incendio è stato estinto prontamente dai contadini.

Ramallah
Giovedì, verso mezzogiorno, gli abitanti dei villaggi di Rass Karkar e di Al Ganiah che si trovano nei pressi della città di Ramalla, insieme ad attivisti pacifisti israeliani ed internazionali hanno rimosso un blocco di cemento, messo su una strada dall’esercito israeliano circa sette anni fa col proposito di proteggere un vicino insediamento illegale israeliano. Questo blocco impediva l’utilizzo della strada principale che porta dai due villaggi a Ramalla.
Gli abitanti dei due villaggi avevano portato il caso di fronte alla corte Israeliana vincendo la causa contro l’esercito che però si era rifiutato di rimuovere il blocco stradale. Chiunque dovesse raggiungere Ramalla era dunque costretto a percorrere una strada più lunga per non passare vicino alla colona israeliana, allungando il percorso di circa un ora, mentre in condizioni normali ci vorrebbero appena 10 minuti. I dimostranti hanno raggiunto la zona ed hanno provato a rimuovere il blocco. I soldati, giunti poco dopo hanno provato a sciogliere la manifestazione. Alcuni testimoni sostengono che l’esercito abbia provato a provocare i giovani del luogo, ma che gli organizzatori siano riusciti nonostante ciò, a mantenere l’ordine. Alla fine, il blocco è stato rimosso ed un automobile ha percorso per la prima volta in tanti anni la strada che prima era chiusa.
Il comandante militare israeliano presente alla scena ha dichiarato davanti alla stampa che la strada verrà presto nuovamente chiusa. Mohammed, uno dei giovani organizzatori ha dichiarato che i cittadini del luogo hanno intenzione di creare una serie di proteste settimanali per riuscire a mantenere la strada aperta. Fra i dimostranti era presente anche il ministro delle Comunicazioni Mustapha Barghouti, che ha annunciato che la manifestazione di giovedì sarà solo una della serie di azioni contro i checkpoint militari israeliani illegali stanziati in tutta la Cisgiordania.

Gli abitanti di Betlemme hanno lanciato una nuova iniziativa alcune settimane fa, la “Stop the Bleedinf Bethleem Campaign”. Durante la settimana, nell’ambito di questa campagna si sono svolte alcune azioni di protesta non violenta.

Wadi Al-Neiss
Venerdì scorso, circa 200 dimostranti hanno manifestato pacificamente constro la costruzione del muro di annessione illegale nel villaggio di Wadi Al Neiss. I manifestanti erano principalmente lavoratori palestinesi insieme con attivisti internazionali ed osservatori.

Un ingente truppa dell’esercito israeliano ha bloccato i dimostranti mentre questi mostravano cartelli contro la costruzione del muro, che annetterà una grande parte dei terreni agricoli palestinesi ad Israele. Le truppe hanno fermato il corteo prima che raggiungesse il sito degli scavi, ed hanno tentato di arrestare alcuni manifestanti che sono riusciti, con l’aiuto di altri, a fuggire.

La protesta è cominciata con la preghiera musulmana del venerdì, nei pressi dei terreni confiscati. Il ministro Mustapha Barghouti e diversi membri del parlamento, insieme a membri della municipalità di Betlemme come Mr. Salah Al Taamari si sono uniti al corteo.
Barghouti ha parlato alla folla citando il discorso del ministro degli interni sudafricano che ha da poco visitato Betlemme.
“È una vergogna per Israele quella di sopprimere i movimenti pacifisti e non violenti. È una vergogna che stanno costruendo questo muro che sta divorando la nostra terra e creando ghetti e prigionieri. Noi saremo liberi. Come i nostri vicini del sud Africa sono diventati liberi. Liberi, come gli Algerini sono diventati liberi. Con me pochi minuti fa c’era il ministro Sud Africano per gli Affari interni, che ha dimostrato con noi davanti al muro, a Betlemme ed ha detto: “Vi assicuro, voi , gente che lottate per la vostra libertà, prevarrete. La pace vincerà. La libertà vincerà e come il sistema di Apartheid in Sud Africa è crollato. Così crollerà il sistema di Apatheid creato da Israele nei territori occupati”.
Altri leader locali sono intervenuti, come Shaher Sa’ed, direttore dell’unione Lavoratori Palestinesi, che ha sottolineato come la costruzione del muro non è per propositi di sicurezza, bensì per impoverire i palestinesi separandoli dalla loro principale fonte di reddito, la terra. Sammer Jaber, uno degli organizzatori dell’evento, sostiene che l’azione non violenta di Wadi Al-Neiss è parte dell’iniziativa “Stop the Bleeding of Bethlehem”, lanciata due settimane fa con il proposito di mobilitare gli abitanti di Betlemme a resistere alle diverse forme di occupazione portate avanti dagli israeliani tra le quali il muro, gli insediamenti, i checkpoint militari e i blocchi stradali.


Al Khader
Sabato mattina, Palestinesi, Israeliani ed attivisti pacifisti hanno accompagnato i contadini locali nei terreni vicino al villaggio di Al Khader, nei pressi della città di Betlemme. Il loro scopo era quello di preparare il terreno per la piantagione di cereali. Tuttavia, quello stesso terreno è stato occupato da un colono israeliano presente illegalmente nella zona. L’uomo è un pregiudicato al quale la corte israeliana ha concesso di scontare la propria pena in quell’insediamento.

Il terreno in questioni è al centro di una situazione molto complessa. Di recente, il colono, chiamato Hanan, è stato accusato e condannato di rapina a mano armata in una Banca Israeliana. La corte ha sentenziato per lui una pena di 8 anni di prigione, 6 dei quali egli ha gia scontato. Tuttavia, il colono ha chiesto di scontare il resto della pena nell’Outpost illegale situato in territorio palestinese, ed il tribunale gliel’ha concesso.
Durante la manifestazione un ingente gruppo di coloni israeliani ha aggredito I contadini palestinesi mentre questi lavoravano la loro terra, vicino all’insediamento. Alcuni poliziotti israeliani hanno assistito alla scena, e quando i coloni hanno cominciato a colpire i contadini con i bastoni, i poliziotti hanno cercato di trattenerli, finchè non sono stati aggrediti anche loro.
Hebron
Lo scorso sabato, i contadini palestinesi, insieme ad alcuni attivisti pacifisti israeliani hanno protestato contro il furto di terra palestinese da parte degli israeliani a Yatta, un villaggio situato a sud di Hebron, nella West Bank. I manifestanti sono stati attaccati violentemente da 200 coloni israeliani accompagnati dai soldati. I coloni hanno provato ad annettere i terreni dei palestinesi al vicino insediamento di Sosia. La polizia locale palestinese ha riferito che alcuni contadini hanno riportato lesioni non gravi dopo l’attacco dei coloni.
L’embargo potrebbe danneggiare il governo di Unità nazionale

Il primo ministro palestinese Ismael Haniyeh, nel suo discorso di Giovedì ha allertato la sua coalizione di governo sul possibile dissolvimento dell’esecutivo in caso della mancata fine dell’embargo economico imposto all’autorità palestinese dal quartetto internazionale.
Haniyeh, ha dichiarato che creare una nuova coalizione sarebbe inutile, l’unica opzione resterebbe dunque quella di sciogliere il governo.
Questa affermazione del primo ministro è stata fatta in seguito all’appello lanciato dai paesi Arabi ed internazionali al presidente Palestinese Mahmoud Abbass, di chiedere nuove elezioni per arrivare alla fine dell’embargo.
All’inizio della settimana, il leader di Hamas in esilio Khaled Mash’al, nel suo discorso, ha annunciato il pericolo di una terza intifada nel caso il boicottaggio economico internazionale si protragga per altri tre mesi.
Uno dei negoziatori palestinesi, Dr. Saheb Ereikat, ha dichiarato inoltre, il possibile collasso dell’Autorità Palestinese in questa settimana, se il governo di unità nazionale guidato da Hamas non riuscirà a trovare una soluzione all’intricato scenario politico economico ed agli scontri civili di Gaza.
Il presidente Palestinese, Abbass, aveva mostrato un certo ottimismo sulla possibile ma graduale fine dell’embargo. Il presidente, dopo il suo tour in Europa per cercare supporto per il nuovo governo, questo giovedì ha però affermato che dovrà dimettersi se le sanzioni non termineranno presto.

Il ministro degli interni palestinese, Hani Alqawasmi, impegnato nel compito di sedare gli scontri civili, ha ribadito la sua intenzione di dimettersi questo martedì, a meno che non si raggiunga un’accordo e la collaborazione con gli ufficiali di sicurezza leali al partito di Fatah. Al Awaqasmi aveva provato a dimettersi due settimane fa, ma il primo ministro aveva rifiutato le sue dimissioni.

Ghazi Hammad, portavoce del governo di unità palestiniese, aveva dichiarato che il governo è impegnato nello stabilire un cessate il fuoco con Israele, dato anche il deterioramento della situazione riguardante la sicurezza nelle ultime settimane.
L’esercito israeliano sta comunque pianificando un offensiva su larga scala nella striscia di Gaza, con il pretesto di stroncare i miliziani della resistenza che stanno lanciando missili Qassam verso Israele.
Il quartetto arabo, composto da Egitto, Giordania, Arabia Saudita ed Emirati Arabi si incontrerà a Sharm El Sheik per trovare una strada per poter ritornare alle proposte di pace portate avanti nel 2002.I paesi arabi aspettano anche il supporto del segretario di Stato Americano Condoleezza Rice sulle proprie risoluzioni nonostante Israele le abbia totalmente rifiutate.

L’iniziativa dei paesi arabi comporterebbe il totale ritiro di Israele dai territori arabi, secondo le risoluzioni delle Nazioni Unite, e quindi il ritiro dalla Siria, dal Libano, dai territori Palestinesi e da Gerusalemme Est. Si dovrebbe riconoscere inoltre, il diritto di ritorno ai profughi palestinesi. In cambio Israele godrebbe della totale normalizzazione delle relazioni con tutti i 22 paesi Arabi.
Politica Interna Israeliana

Il Ministro degli Esteri Tzipi Livni ha chiesto le dimissioni del Primo Ministro Ehud Olmert, a seguito della conferenza stampa in cui è stato diffuso il primo rapporto preliminare della commissione Winograd, che attribuisce ad Olmert una F per la sua conduzione della guerra in Libano la scorsa estate. Alla Tzipi si è aggiunto un coro di figure politiche israeliane, tra cui il leader della opposizione e segretario del Likud, Benjamin Netanyahu. Il Ministro della Difensa Ameer Peretz e l’ex capo di stato maggiore Dan Halutz, sono anch’essi stati duramente criticati per non avere raggiunto nessuno degli obiettivi che si prefiggevano con questa Guerra.

Un recente sondaggio del popolare quotidiano israeliano Haaretz, pubblicato 24 ore dopo la diffusione del rapporto, rivela che il 40% degli intervistati vede con favore possibili elezioni anticipate. Centomila dimostranti israeliani hanno partecipato alla manifestazione di protesta per chiedere le dimissioni di Olmert mentre Haretz ha pubblicato un altro sondaggio in cui si evidenzia che il 68% degli intervistati vorrebbe le dimissioni del primo ministro. Olmert fino ad ora si è rifiutato di dimettersi, dichiarando di voler rimanere per poter riparare agli errori commessi.

Nello stesso tempo il vice Primo ministro, Azzam Al-Ahmad, si aspetta che la situazione politica interna israeliana abbia delle ripercussioni molto negative sul processo di pace tra Israele e Palestina.

Attacks Update
Aggiornamenti dalla West Bank
Tre combattenti della resistenza presumibilmente appartenenti alla Jihad Islamica sono caduti in una imboscata menrre si trovavano sulla loro macchina vicno alla città di Jenin nel nord della West Bank venerdi notte. Testimoni oculari ci hanno riferito che una unità dell’esercito israeliano sotto copertura ha sparato direttamente sulla vettura ferendo I tre passeggeri. Subito dopo che il veicolo si è fermato i militari sono scesi dalla loro autovettura ed hanno raggiunto i tre uccidendoli a sangue freddo.

Questa settimana l’esercito israeliano ha effettuato circa 28 incursioni nei territori occupati palestinesi della West Bank. 55 civili sono stati arrestati tra i quali 6 bambini ed una donna. Questo porta il totale delle persone arrestate dall’esercito dall’inizio dell’anno a 1.062.

Le forze dell’esercito israeliano hanno effettutato una incursione e perquisito diverse abitazioni nella città di Hebron e nei villaggi di Beit Omer ed Ithna nel sud della West Bank questo mercoledì. Un civile è stato ferito ed altri tre arrestati. Ibraheem Al Timizi, di anni 40, è stato ferito quando I soldati hanno aperto il fuoco su di lui durante l’incursione nel villaggio di Ithna. Fonti mediche riferiscono che l’uomo ha sofferto ferite moderate alla gamba ed è stato portato all’ospedale più vicino per le cure mediche.

Sempre di mercoledi, una massicia forza militare israeliana con bulldozer al seguito ha effettuato una incursione nel villaggio di Jenin e nel vicino campo profughi nel nord della West Bank. I soldati hanno arrestato Quattro civili mentre il bulldozer ha cercato di investire due giornalisti palestinesi per impedirgli di assistere a quanto stava accadendo. A quanto pare il buldozer si è diretto proprio verso i giornalisti che sono riusciti a fuggire solo per ritrovarsi poi di fronte i soldati che gli hanno intinato di allontanarsi immeditamente.


Martedì truppe israeliane di stanza al checkpoint di Qalandia vicino alla città di Ramalla nel centro della West Bank, hanno caricato un gruppo di dimostranti della Unione dei lavoratori Palestinese che stavano manifestando per il primo maggio. I soldati hanno usato manganeli e gas lacrimogeni per attaccare i dimostranti. Fonti palestinesi riferiscono che ci sono stati parecchi feriti tra i quali Mahmoud Khalifa membro del sindacato e rappresentante del Fronte Democratico di Liberazione della Palestina.

I soldati isareliani hanno usato bastoni sfollagente anche contro il membro del parlamento palestinese Qeis Abd Eulkarim ed un cameraman della televisione di Dubai.La manifestazione era stata organizzata per commemorare il giorno dei lavoratori ricordando il tasso di disoccupazione che affligge i territori del 40%, percentuale destinata a salire con l’acquirsi dell’embargo economico.

Lunedi un gruppo di coloni israeliani hanno attaccato e saccheggiato la moschea di Al Aqtab e I vicini uffici dell’ Islamic Waqf nel sud della West Bank e precisamente nella città di Hebron. I coloni sotto la protezione dell’esercito israeliano ha saccheggiato le due costruzioni musulmane ed hanno portato tutti I mobili che hanno trovato in mezzo alla strada per prepararsi a bruciarli nella festività giudaica di sabato notte.

La moschea di Aqtab ed I vicini uffici dell’Islamic Waqf sono stati chiusi dall’esercito circa cinque anni fa. L’esercito impedisce da allora ai residenti palestinesi di recarsi a pregare nel loro luogo sacro mentre permette ai coloni di attaccarlo. I coloni prevedono di trasformare la moschea centenaria in una sinagoga.

Martedì una unità delle Brigate di Al-Aqsa, il braccio armato di Fatah, e le Brigate di Al-Quds, il braccio armato della Jihad Islamica, hanno rivedicato la responsabilità di una operazione congiunta in cui hanno fatto esplodere un ordigno vicino ad una unità militare israeliana nella città di Jenin, senza causare alcun ferito.

Aggiornamenti dalla Striscia di Gaza

Mercoledì l’esercito israeliano ha sparato uccidendolo ad un civile palestinese ed ha arrestato suo fratello nella parte nord della Striscia di Gaza.

Mas'od Suboh, residente nella città di Beit Lahia nel nord del paese, è stato ucciso con diversi colpi di arma da fuoco alla testa da soldati di stanza nell’insediamento evacuato di Aili Sanayi. Le truppe poi hanno arrestato il fratello secondo quanto riferito da testomoni oculari. Il personale medico è poi riuscito a recuperare il corpo dell’uomo ed a trasportarlo al vicino ospedale di Kamal Adawn.

Tre combattenti della resistenza palestinese sono stati uccisi dall’esercito israeliano sabato secondo quanto riferito da fonti mediche di Gaza. Un comunicato diffuso ai giornalisti dalla brigate di Ezzidin Al-Qassam, vicine al movimento di Hamas, conferma che I tre sono stati uccisi da fuoco israeliano mentre si preparavano ad una operazione contro Israele. All’inizio di questa settimana l’esercito ha ufficialmente dichiarato di voler usare il pugno di ferro per fermare il lancio di missili contro obittivi israeliani da parte dei combattenti palestinesi

Lo scorso novembre Israeliani e Palestinesi avevano raggiunto un accordo di cessate il fuoco a Gaza. Ma Hamas ha recentemente annunciato la fine dell’accordo a causa dell’uccisione di dozzine di civili nell’ultimo periodo da parte dell’esercito israeliano, compresa una ragazzina di 17 anni che è stata uccisa con un colpo alla testa mentre si trovava alla finestra della casa sua.
Giovedi pomeriggio i soldati israeliani di stanza al confine con Israele nella parte nord della Striscia di Gaza hanno aperto il fuoco contro contadini palestinesi che stavano lavorando nei campi.

In un comunicato di martedi il gruppo armato Martire Ayman Jouda ha affermato di essere scampato ad un attacco israeliano avvenuto ad est della città di Gaza. Nel comunicato si conferma che il gruppo stava preparandosi a lanciare un ordigno artigianale contro la vicina stazione militare di confine israeliana di Nahal Auz, quando è stato colpito da un missile israeliano.

Scontri Interni

Gli scontri interni continuano anche questa settimana in Palestina. Un uomo ha ucciso una donna nella Striscia di Gaza ed un altro ha ferito un bambino di sette mesi.

Venerdi un uomo armato la cui identità è ancora sconosciuta ha sparato a caso sulle abitazioni nel villaggio di Jabalia, nella parte nord della Striscia. Uno dei proiettili ha colpito il bambino di sette mesi Shahid Isma'el. Il piccolo è stato seriamente ferito e trasportato d’urgenza al vicino ospedale per immediate cure mediche secondo quanto riferito da fonti mediche locali.

Giovedi una donna della città di Khan Younis è stata uccisa con colpi di arma da fuoco. Raghda Alghalyeeni, di anni 24, è morta sul colpo sulla soglia della sua abitazione. Il ministro degli interni palestinese, Hani Alqawasmi, ha nuovamente annunciato di volersi dimettere martedi, a meno che non si avvii davvero una seria collaborazione con gli ufficiali di sicurezza che appartengono alla fazione rivale di Fatah. Alqawasmi aveva cercato di dimettersi due settimane fa, ma le sue dimissioni sono state respinge dalla Autorità Palestinese.

Sei membri du una stessa famiglia palestinese sono stati feriti lunedi sera nella città di Khan Younis, nella Striscia di Gaza, secondo quanto riferito da fonti mediche locali. Tutti sono stati feriti durante scontri interni tra famiglie rivali nella città, ma nessuno tra loro è particolarmente grave.

Nello stesso tempo diverse famiglie I cui figli si trovano nelle prigioni egiziane hanno cercato ieri di entrare negli uffici della rappresentanza egziana nella città di Khan Younis, chiedendo il rilascio dei loro figli. I familiari dei detenuti hanno montato una tenda per un sit in permanente di fronte agli uffici negli ultimi giorni. Un evento simile è accaduto giovedì di fronte alla ambasciata egiziana nella città di Gaza, dove decine di familiari infuriati, I cui figli sono detenuti nelle carceri egiziane, hanno fatto irruzione nella costruzione. Le forze di sicurezza hanno cotretto poi tutti loro ad uscire con la forza.


Sempre a Khan Younis, un impiegato pubblico palestinese ha cercato di suicidasi buttandosi da una finestra del municipio, per protestare per non essere stato pagato dal governo palestinese. La municipalità ha dichiarato che l’uomo è entrato nell’ufficio del sindaco ed ha cercato di buttarsi. Amici e colleghi sono quindi acorsi sul posto e dopo alcune ore sono riusciti a convincerlo a non buttarsi.

Lo stesso giorno decine di insegnati infuriati sono entrati negli uffici del Ministero dell’Informazione nella città di Ramalla, nella West Bank. Gli insegnanti hanno deciso di entrare quando il ministro dell’educazione Nasser Al Deen Sha'er,si è rifiutato di riceverli. Prima di cercare di irrompere negli uffici avevano organizzato una manifestazione per chiedere il pagamento dei loro salari e cantando slogan contro il governo.

Il negoziatore palestinese Sae’b Eriqat, ha richiamato il governo di Hamas mercoledi per il suo fallimento nei tentativi di liberare il reporter della BBC Alan Johnston, che ora e` sotto sequestro da 52 giorni. In una intervista con la radio “Voce della Palestina” Eriqat ha dichiarato che il governo è in possesso di informazioni sul caso di Johnston. Alan Johnston, un veterano della BBC, è stato sequestrato da un gruppo sconosciuto armato fuori dalla sua casa nella città di Gaza. Negli ultimi tre anni il suo rapimento è stato in assoluto il più lungo sofferto da qualsiasi altro giornalista o straniero sequestrato nella Striscia.

Continua la Crisi Economica in Palestina

Martedi il sindacato degli insegnanti ha indetto una massiccia manifestazione di fronte al consiglio legislativo palestinese sia a Ramalla che a Gaza per chiedere il pagamento delgi stipendi.

Gli insegnanti hanno fatto uno sciopero mercoledì per fare pressione sul governo per il rinnovo dei contratti dei lavoratori statali. Alcuni insegnanti hanno dichiarato di non avere i soldi per recarsi sul loro posto di lavoro se anche volessero lavorare.

Dal marzo del 2006 circa 165 mila dipendenti statali non hanno ricevuto il loro stipenio a causa dell’embargo economico che ha congelato anche gli aiuti economici all’autorità palestinese.

Conclusioni

Queste sono solo alcune delle notizie di questa settimana in Palestina, per aggoirnamenti costanti visitate il nostro sito www.IMEMC.org. Grazie per averci seguito dalla città occupata di Betlemme, questo è tutto da Anna Rossi, Monica Bitto e Ghassan Bannoura.



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