L'esercito contro i ribelli di Napoli. Camorra di Stato
NAPOLI/ITALIA | 18.01.2008 21:10 | Ecology | World
"Ho parlato col Prefetto e lui è dell'idea di riaprire la discarica di Pianura… poi bisognerà trovare altre discariche" (Tommaso Sodano, PRC, presidente commissione ambiente del Senato, Liberazione, 2 gennaio)
"Sarà una scelta dolorosa ma inevitabile riaprire la discarica di Pianura se vogliamo togliere i rifiuti nell'interesse dei cittadini di Napoli e di Pianura stessa" (Antonio Bassolino, PD, presidente Regione Campania, ADN Kronos, 11 gennaio)
"Ho parlato col Prefetto e lui è dell'idea di riaprire la discarica di Pianura… poi bisognerà trovare altre discariche" (Tommaso Sodano, PRC, presidente commissione ambiente del Senato, Liberazione, 2 gennaio)
Il presidente del Consiglio Prodi ha preso in mano la situazione e ha fatto danni, come era facile prevedere. La sua ordinanza pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale dell'11 gennaio, non fa niente per risolvere veramente il problema rifiuti in Campania: si ricorre all'ennesimo provvedimento "eccezionale" che da pieni poteri ad un nuovo commissario, questa volta il famigerato De Gennaro, responsabile della gestione sanguinaria del G8 di Genova, che potrà ricorrere a polizia, carabinieri, guardia di finanza ma soprattutto all'esercito per "l'approntamento e la protezione dei cantieri e dei siti, nonché per la raccolta e il trasporto dei rifiuti". L'ordinanza di Prodi prevede poi la realizzazione delle quattro discariche già individuate lo scorso luglio durante la fallimentare gestione commissariale del capo della protezione civile Bertolaso, ed eventualmente di altre, ma soprattutto prevede la realizzazione di tre inceneritori, quello di Acerra, in costruzione dal 1999 e più volte preso di mira dalla magistratura, quello già previsto in località S. Maria la Fossa e uno nuovo nel comune di Salerno, la cui amministrazione comunale si è offerta da tempo per il lucroso mercato dell'incenerimento.
Nelle dichiarazioni di Prodi che hanno accompagnato la diffusione dell'ordinanza nessuna autocritica, nessun tentativo di cambiare strategia, solo tanta arroganza per accompagnare la stantia riproposizione dell'incenerimento (pardon, "termodistruzione") come soluzione all'emergenza rifiuti. Nell'immediato (scriviamo questa nota domenica 13 gennaio) i rifiuti raccolti dalle strade vengono inviati in mezza Italia e, soprattutto, in Germania (si parla di almeno 17 treni carichi di rifiuti che ogni settimana raggiungeranno la Germania).
Come ci insegna l'esperienza, il sistema capitalistico crea i disastri ambientali per lucrare sulla loro "soluzione" e tanto più i disastri sono vasti tanto più i capitalisti ci guadagnano. In Campania si è assistito ad un'operazione scientifica, da manuale. Prima si è creata l'emergenza rifiuti, sfociata nel 1994 nell'epoca dei commissari; poi si è data una soluzione, quella del cosiddetto "ciclo integrato dei rifiuti" che in teoria parte dalla raccolta differenziata e si conclude negli inceneritori, soluzione tanto cara a certo ambientalismo istituzionale molto vicino alla sinistra di governo (Legambiente) e alla lobby degli inceneritori, che poi coincide con gran parte del gotha industriale italiano; infine, con la complicità della classe politica e con gran soddisfazione della camorra, si è fatto di tutto per ostacolare ogni possibile sviluppo della raccolta differenziata, che in Campania coinvolge appena 120 comuni ai quali negli ultimi tre anni nessuno si è aggiunto, in attesa di realizzare il mega inceneritore di Acerra, un ecomostro che si vuole costruire in un territorio già fortemente inquinato, al fine di ricavare i giganteschi profitti previsti dai certificati verdi e dalle sovvenzioni garantite dalla famigerata delibera detta CIP 6. "Quello che accade in questi giorni è il frutto di una strategia dell'emergenza creata ad arte per arrivare a soluzioni estreme, quali l'incenerimento, soluzioni già decise in partenza perché in grado di garantire l'affare rifiuti" (comunicato WWF del 4/1/2008). "Dall'esame dei fatti dovrebbe risultare chiaro qual è la camorra che sta dietro all'emergenza rifiuti della Campania. Più che la locale e tradizionale malavita – che si è occupata di gestire i rifiuti industriali e tossici per conto del sistema produttivo nazionale – la vera camorra è quella finanziaria-industriale dei salotti buoni milanesi, padrona dei governi romani e dell'editoria nazionale" (Michelangiolo Bolognini, Camorra di Stato e stato di emergenza, gennaio 2008).
Paradossalmente una questione di cui si è parlato molto poco è la scelta delle nuove discariche. "Riaprire la vecchia discarica di Pianura è stata una scelta ineludibile ma sono state adottate tutte le precauzioni possibili… perché si tratta di una discarica appartenente ad una società colpita da interdittiva antimafia" (Vannino Chiti, ministro riforme istituzionali, intervento alla Camera dei Deputati, 8 gennaio 2008). I media nazionali si sono dimenticati di dire che Pianura è di proprietà di una società legata alla camorra poiché questa notizia avrebbe smentito le tante carognate pubblicate sulle infiltrazioni mafiose fra i manifestanti. Però sarebbe interessante sapere perché riaprire proprio la discarica di Pianura invece di scegliere altri siti, che le organizzazioni ambientaliste campane hanno individuato da più di un anno, siti che rispondono a criteri morfologici e geologici previsti dalla normativa vigente, siti di scarso valore agricolo, lontani da centri abitati, siti al sicuro dal rischio di inquinamento delle acque. Sarebbe interessante sapere anche perché non è stata neppure presa in considerazione la proposta di Franco Ortolani, ordinario di geologia all'Università di Napoli, di creare una discarica regionale modello in una parte della tenuta militare di Persano, utilizzata per svolgere esercitazioni militari. "Alcuni ettari della vasta area militare consentirebbero di superare agevolmente la crisi" (Franco Ortolani, Lettera aperta, ottobre 2007). L'utilizzo di aree di proprietà del demanio militare è stata fatta, per la verità molto timidamente, anche da Legambiente in un comunicato del 9 gennaio. Perché non utilizzare le aree militari invece di inviare i rifiuti a centinaia di chilometri di distanza? Forse perché su quelle aree nessuno può farci delle speculazioni? Forse perché l'emergenza va portata alle sue estreme conseguenze, altrimenti gli inceneritori non si riescono a fare. Forse, anzi sicuramente.
L'ordinanza emessa da Prodi non risolve i problemi. L'inceneritore di Acerra, ammesso che le popolazioni interessate vengano sconfitte, non entrerà in funzione prima del 2009 e ci metterà almeno quattro o cinque anni per smaltire i sei milioni di tonnellate di ecoballe prodotte negli impianti CDR (ma c'è chi parla di almeno 10 milioni di tonnellate di ecoballe in attesa di essere "trattate"); quelli di Santa Maria la Fossa e di Salerno non entreranno in funzione prima di quattro o cinque anni, giusto in tempo, se niente cambierà, di incenerire qualche altro milione di ecoballe che intanto saranno state prodotte e che nel frattempo avranno avuto bisogno di altre discariche dove essere temporaneamente conferite. Ma non basta, quello che la banda inceneritorista, perché di banda criminale si tratta, dimentica sempre di dire è che almeno il 30% dei rifiuti bruciati esce dagli impianti nella forma di scorie e residui tossici che hanno bisogno di discariche speciali dove essere stoccati. Fatevi due conti e vedrete di quante discariche la Campania avrà comunque bisogno alla fine di questo tragicomico percorso.
Prodi ha fatto ricorso all'esercito nella guerra che il sistema politico-finanziario di cui è fedele servitore ha dichiarato non ai rifiuti ma alle popolazioni campane. Le popolazioni campane non hanno altra scelta che difendere ad oltranza la dignità e salute ma debbono fare di più: seguire l'esempio di quei milioni di cittadini che, sparsi in migliaia di paesi e città dentro e fuori d'Italia, stanno tenacemente perseguendo la strategia dei "rifiuti zero" che partendo dalla raccolta differenziata "porta e porta" raggiunge risultati impensabili fino a pochi anni fa: minore produzione di rifiuti (fino al 20%) e minore costi del servizio di nettezza urbana (fino al 15%). Le popolazioni possono prendere in mano il proprio destino e sulla base dell'autorganizzazione imporre agli amministratori locali scelte coraggiose ma inevitabili. La soluzione della questione rifiuti in Campania, come in ogni altra parte, passa da questa presa di coscienza. Senza aspettare aiuti da nessuno, perché non esistono "governi amici" esattamente come non esistono "poteri buoni".
NAPOLI/ITALIA