Non possiamo rimanere insensibili
sergio falcone | 12.09.2007 01:22 | Analysis | Indymedia | Repression | London | World
Libertà
A distanza di qualche giorno dall'arresto di Marina Petrella, qualche piccola considerazione ed un primo bilancio.
Alle iniziative, meritorie, di tante intelligenze francesi, non corrisponde altrettanto slancio da parte italiana. Leggo di petizioni, di appelli, uno dei quali (se non erro) è stato firmato da un ex ambasciatore francese. E in Italia? Per il momento sembrerebbe che tutto taccia, o quasi.
Cari connazionali, così non va!
Permetteremo che la comunità dei compagni rifugiati in Francia, assieme a lavavetri, "diversi", prostitute, writers e quant'altri-non-so, paghi tutti i delitti di questo paese dove la corruzione è diventata strutturale? Per me è moralmente inaccettabile.
Tanto per iniziare, in parlamento siedono 24 personaggi che sono stati condannati in via definitiva, con sentenza della Cassazione. Nessuno ipotizza, nemmeno lontanamente, anche solo una loro destituzione.
Devo elencare la lunga serie di scandali nei quali sono coinvolti uomini e donne di potere? Un vero esercito.
Qualcosa mi si ribella nel profondo. E non riesco a trovare pace. Ma vedo tanta indifferenza nei volti di chi mi circonda.
Vorrei, dal mio piccolissimo, rivolgere un appello perché qualcuno,... affinché in tanti si rompa questa congiura del silenzio.
Ma ho appena finito di scrivere queste poche righe che mi arriva, fulmine a ciel sereno, la notizia che alcuni dei firmatari del documento, cui diedero la propria adesione 800 intellettuali, in solidarietà al compagno Giuseppe Pinelli, stanno ritrattando. Tale documento, tra l'altro, definiva il commissario Luigi Calabresi «un torturatore», lo accusava quale «responsabile della morte di Pinelli» e chiedeva di ricusare i «commissari torturatori, i magistrati persecutori, i giudici indegni». Costoro sostengono di aver firmato per errore. Uno per tutti, Ripa di Meana...
E mi si gela il sangue.
sergio falcone
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