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Independence of Israel. The anti-globalization movement must not become a moveme

ImgPress | 11.05.2011 12:54 | Anti-racism | World

Many anarchists and anti-globalization activists in Italy make slanderous acts and violations of privacy and dignity of non-violent activists of Jewish origin. This is a serious mistake, because it becomes an ideology of freedom and equality in a form of anti-Semitic propaganda, intolerant and violent.

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14 MAGGIO: ISRAELE CELEBRA 63 ANNI DI INDIPENDENZA

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mercoledì, 11 maggio 111 ore 14:48:18
Negli ultimi anni ho subito un gran numero di minacce, intimidazioni, agguati e aggressioni mediatiche, insulti e azioni di infimo "dossieraggio" a causa del mio amore per il popolo ebraico, del mio impegno per la memoria della Shoah e l'educazione dei giovani all'Olocausto: un amore legato sia alle mie più antiche radici, sia alla mia vicinanza a tanti sopravvissuti all'Olocausto. Anche oggi, visitando i blog neonazisti o quelli gestiti dagli anarchici italiani (gli estremi si toccano, anche se diverso è l'atteggiamento del movimenti di critica globale in altri paesi, con cui spesso ho un rapporto costruttivo ed eccellente) si possono leggere messaggi offensivi e ostili nei miei confronti, connessi proprio ai miei studi sull'Olocausto e sulla realtà mediorientale. Mi ha particolarmente amareggiato, nel corso di una mia missione al campo Rom del Triboniano, l'essere stato definito - davanti a giovanissimi Rom - da alcuni esponenti del gruppo di "antirazzisti anarchici milanesi" quale "sporco ebreo sionista" e il Gruppo di difensori dei diritti umani di cui sono co-presidente quale "setta di rabbini". Recentemente, altri sedicenti "noglobal" mi hanno bollato con queste parole “Attenzione, è refrattario alle etichette, sulla canottiera le stacca sempre. Forse la stella gli da fastidio”. Negli stessi blog, altri volenterosi "anarchici" hanno trascorso ore in rete, cercando qualcosa nel mio presente o nel mio passato che potesse servire per screditare la mia persona, non trovando altro di meglio che la pubblicazione del Dizionario Enciclopedico sugli UFO (Giunti Editore), il mio vecchio lavoro di pubblicitario (per uno stipendio da fame che tuttavia mi è servito per soccorrere tanti esseri umani in difficoltà: Santa Pubblicità!) e un mio messaggio di auguri in occasione della nascita della bambina di Gianfranco Fini: auguri di crescere in un mondo tollerante, in mezzo a bambini liberi di tutti i popoli. Contemporaneamente, gli stessi giovani "ribelli" hanno definito la coraggiosa azione civile di Matteo Pegoraro - con cui condivido da anni tante azioni per i diritti umani - per ottenere il riconoscimento del'unione con il suo compagno come un "simpatico e goliardico tentativo di sposarsi": è chiaro che questi giovanotti dalle idee confuse non hanno la minima idea di cosa significhi lottare con le armi della nonviolenza per evitare che i diritti fondamentali della persona siano calpestati. Altro è la goliardia, altro il livore che obnubila la ragione. Ma il clima che mi circonda non basta a indurmi a sorvolare su una ricorrenza che ha un grande valore civile e storico: il 63° anniversario della nascita di Israele. "Il 14 maggio 1948 in Eretz Israel è nato il popolo ebraico...". Roberto Malini

Dichiarazione della Fondazione dello Stato d'Israele

14 maggio 1948

In ERETZ ISRAEL è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo l'eterno Libro dei Libri.

Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il popolo le rimase fedele attraverso tutte le dispersioni e non cessò mai di pregare e di sperare nel ritorno alla sua terra e nel ripristino in essa della libertà politica.

Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei aspirarono in ogni successiva generazione a tornare e stabilirsi nella loro antica patria; e nelle ultime generazioni ritornarono in massa. Pionieri, ma'apilim e difensori fecero fiorire i deserti, rivivere la loro lingua ebraica, costruirono villaggi e città e crearono una comunità in crescita, che controllava la propria economia e la propria cultura, amante della pace e in grado di difendersi, portando i vantaggi del progresso a tutti gli abitanti del paese e aspirando all'indipendenza nazionale.

Nell'anno 5657 (1897), alla chiamata del precursore della concezione d'uno Stato ebraico Theodor Herzl, fu indetto il primo congresso sionista che proclamò il diritto del popolo ebraico alla rinascita nazionale del suo paese.

Questo diritto fu riconosciuto nella dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917 e riaffermato col Mandato della Società delle Nazioni che, in particolare, dava sanzione internazionale al legame storico tra il popolo ebraico ed Eretz Israel [Terra d’Israele] e al diritto del popolo ebraico di ricostruire il suo focolare nazionale.

La Shoà [catastrofe] che si è abbattuta recentemente sul popolo ebraico, in cui milioni di ebrei in Europa sono stati massacrati, ha dimostrato concretamente la necessità di risolvere il problema del popolo ebraico privo di patria e di indipendenza, con la rinascita dello Stato ebraico in Eretz Israel che spalancherà le porte della patria a ogni ebreo e conferirà al popolo ebraico la posizione di membro a diritti uguali nella famiglia delle nazioni.

I sopravvissuti all'Olocausto nazista in Europa, così come gli ebrei di altri paesi, non hanno cessato di emigrare in Eretz Israel, nonostante le difficoltà, gli impedimenti e i pericoli e non hanno smesso di rivendicare il loro diritto a una vita di dignità, libertà e onesto lavoro nella patria del loro popolo.

Durante la seconda guerra mondiale, la comunità ebraica di questo paese diede il suo pieno contributo alla lotta dei popoli amanti della libertà e della pace contro le forze della malvagità nazista e, col sangue dei suoi soldati e il suo sforzo bellico, si guadagnò il diritto di essere annoverata fra i popoli che fondarono le Nazioni Unite.

Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che esigeva la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel. L'Assemblea Generale chiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero loro stessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto della risoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebraico a fondare il proprio Stato è irrevocabile.

Questo diritto è il diritto naturale del popolo ebraico a essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio Stato sovrano.

Quindi noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità Ebraica in Eretz Israele e del Movimento Sionista, siamo qui riuniti nel giorno della fine del Mandato Britannico su Eretz Israel e, in virtù del nostro diritto naturale e storico e della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiariamo la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel, che avrà il nome di Stato d'Israele.

Decidiamo che, con effetto dal momento della fine del Mandato, stanotte, giorno di sabato 6 di Iyar 5708, 15 maggio 1948, fino a quando saranno regolarmente stabilite le autorità dello Stato elette secondo la Costituzione che sarà adottata dall'Assemblea costituente eletta non più tardi del 1 ottobre 1948, il Consiglio del Popolo opererà come provvisorio Consiglio di Stato, e il suo organo esecutivo, l'Amministrazione del Popolo, sarà il Governo provvisorio dello Stato ebraico che sarà chiamato Israele.

Lo Stato d’Israele sarà aperto per l'immigrazione ebraica e per la riunione degli esuli, incrementerà lo sviluppo del paese per il bene di tutti i suoi abitanti, sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto dai profeti d'Israele, assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

Lo Stato d’Israele sarà pronto a collaborare con le agenzie e le rappresentanze delle Nazioni Unite per l'applicazione della risoluzione dell'Assemblea Generale del 29 novembre 1947 e compirà passi per realizzare l'unità economica di tutte le parti di Eretz Israel.

Facciamo appello alle Nazioni Unite affinché assistano il popolo ebraico nella costruzione del suo Stato e accolgano lo Stato ebraico nella famiglia delle nazioni.

Facciamo appello - nel mezzo dell'attacco che ci viene sferrato contro da mesi - ai cittadini arabi dello Stato di Israele affinché mantengano la pace e partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della piena e uguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata in tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.

Tendiamo una mano di pace e di buon vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d'Israele è pronto a compiere la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.

Facciamo appello al popolo ebraico dovunque nella Diaspora affinché si raccolga intorno alla comunità ebraica di Eretz Israel e la sostenga nello sforzo dell'immigrazione e della costruzione e la assista nella grande impresa per la realizzazione dell'antica aspirazione: la redenzione di Israele.

Confidando nell'Onnipotente, noi firmiamo questa Dichiarazione in questa sessione del Consiglio di Stato provvisorio, sul suolo della patria, nella città' di Tel Aviv, oggi, vigilia di sabato 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948.

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11.05.2011 13:04


Treviglio, 11 maggio 2011

Oggetto: Aggressioni alla mia privacy da parte di anarchici

Mi chiamo Roberto Malini, sono uno scrittore, studioso dell'Olocausto e difensore dei diritti umani. Sono co-presidente del'organizzazione umanitaria Gruppo EveryOne. Da anni subisco attacchi nei blog e forum da parte di neonazisti/razzisti (per il mio impegno contro il riaffermarsi di movimenti apologetici del nazismo e per le mie ricerche sulla Shoah: si vedano per esempi i forum dei movimenti StormFront e WhitePride), ma anche di noglobal e anarchici (sembra singolare, ma l'antisionismo militante - in Italia - è da tempo degenerato in antisemitismo e negazionismo. Recentemente un gruppuscolo sedicente anarchico (rappresentato dal blog:  http://kelebeklerblog.com/) mi ha preso di mira con una campagna diffamatoria e improntata a un infimo dossieraggio sia sul suo blog che sui blog e forum anarchici/noglobal. Il mio lavoro di difensore dei diritti umani mi conduce spesso nei luoghi dove si sviluppano crisi umanitarie, fra cui i campi Rom oppure a essere presente in presidi o manifestazioni autorizzate contro razzismo e altre discriminazioni. L'opera diffamatoria e negativa nei miei confronti rivolta da parsone irresponsabili verso il pubblico dei giovani che si identificano in confusi ideali "pseudo-anarchici , purtroppo è ascoltata da giovani spiriti in cerca di identificazione e pubblicando anche mie fotografie e nomi e cognomi di persone a me care, mi si pone volutamente al centro di una ragnatela di intolleranza (di fatto, l'odio di alcuni sedicenti anarchici italiani nei miei confronti iniziò quando uscì per l'editore Cairo il mio saggio sull'Olocausto "Le 100 Anne Frank", la cui prefazione riferiva le mie origini ebraiche e la mia amicizia con il popolo ebraico), ma mi espone anche a episodi di ostilità, come rifferisco nelle mie risposte (che copio qui di seguito). Oltretutto, vengo definito spregiativamente (chissà perché? cosa si ravvisa di negativo in tali qualifiche) "ufologo pubblicitario", mentre non sono né l'uno né l'altro: ho pubblicato, fra i numerosi libri, un Dizionario Enciclopedico sugli Ufo e anni fa svolsi il lavoro di Art Director nella pubblcità. Ciò che mi preoccupa, tuttavia, è il diffondersi di avversione nei miei confronti in un ambiente che tende a volte a uno scarso autocontrollo e a poca obiettività, essendo giovane e vulnerabile a ideologie "forti". Roberto Malini

...
Qui di seguito, alcuni dei link riguardanti gli attacchi e i thread nei miei confronti:


 http://kelebeklerblog.com/2011/04/18/lufologo-roberto-malini-attacca-vittorio-arrigoni-e-repubblica-gli-da-spago/
 http://alternativatoscana.blogspot.com/2011/04/roberto-malini-ufologo-pubblicitario.html
 http://www.lombardia.megachip.info/tematiche/democrazia-nella-comunicazione/6012-lufologo-roberto-malini-attacca-vittorio-arrigoni-e-repubblica-gli-da-spago.html
 http://webpedia.altervista.org/post/118052/
 http://farabutti.oknotizie.virgilio.it/info/50d1102519cec255/l_ufologo_roberto_malini_attacca_vittorio_arrigoni._e_repubblica_gli_da_spago.html
 http://kelebeklerblog.com/2011/05/10/casa-pound-una-piccola-setta-virale/
 http://lombardia.indymedia.org/node/38549
 http://italy2.copyleft.no/node/38549/pdf
 http://fascinazione.blogspot.com/2011/05/dall-irlanda-diffidata-casapound-niente.html

...

La mia prima risposta, pubblicata nel sito di sedienti "anarchici":

Gruppo EveryOne says:
Your comment is awaiting moderation.
19/04/2011 at 11:09 am
Morte di Vittorio Arrigoni. Roberto Malini subisce attacchi per la sua ricerca della verità

Milano, 19 aprile 2011. Dopo aver firmato un articolo su La Repubblica, nel quale chiedeva indagini scrupolose sulla morte di Vittorio Arrigoni, con la creazione di una commissione di inchiesta partecipata da Italia, Nazioni Unite e Autorità palestinese, Il difensore dei diritti umani Roberto Malini ha subito una serie di attacchi da parte di esponenti del movimento noglobal, su alcuni dei forum da loro frequentati. Gli attacchi contro l’attivista mirano in primo luogo a screditarne l’immagine e il lavoro umanitario. Spulciando con pazienza certosina le molte pagine in rete che riguardano Malini, tuttavia, i suoi detrattori non hanno trovato nulla di più efficace che attaccarlo per il suo vecchio lavoro di pubblicitario, la sua presenza sui media, il suo lavoro di sceneggiatore per il cinema e la pubblicazione di articoli e studi dedicati a discipline di confine come l’ufologia o scienze come l’archeologia. Hanno sbandierato inoltre un messaggio di auguri che Roberto Malini scrisse nell’imminenza della nascita della piccola Martina, l’ultima figlia di Gianfranco Fini. “Hanno dimenticato il mio lavoro di scrittore e poeta, gli studi sulla Shoah sostenuti dai più importanti istituti e musei,” commenta l’attivista, “ma soprattutto gli ultimi sette anni di azioni umanitarie con il Gruppo EveryOne. In ogni caso, sono orgoglioso anche dei lavori citati nei loro interventi velenosi e rinnovo alla bimba di Fini gli auguri affinché possa crescere in un mondo solidale e non nel clima attuale di odio e intolleranza”. Roberto Malini è stato attaccato anche sul piano personale e un frequentatore del forum “Comedionchisciotte” gli ha rivolto, senza ricevere moderazione, un’espressione antisemita: “Attenzione, è refrattario alle etichette, sulla canottiera le stacca sempre. Forse la stella gli da fastidio”.
“Non è la prima volta che i noglobal italiani mi attaccano per le mie origini ebraiche e per il mio lavoro sull’Olocausto,” prosegue Malini. “Nel sito ‘Indymedia’ sono stato oggetto negli anni scorsi di gravi insulti per le mie ricerche dedicate ad Anna Frank, ritenute da alcuni componenti del movimento di critica globale come un’invenzione degli ebrei. Il negazionismo e ideologie antisemite, che purtroppo sono assai diffuse nei Territori, da anni hanno contagiato certi ambienti vicini alle ideologie anarchiche, soprattutto in Italia. Così mi càpita di ricevere insulti e minacce sia da parte di neonazisti che da parte di noglobal. Vittorio Arrigoni era di un altro stampo e non a caso si è avvicinato al nostro lavoro umanitario per salvare i prigionieri nel Sinai e denunciare le relazioni fra resistenti islamici e trafficanti. Ovviamente, mi sento orgoglioso delle mie origini ebraiche e ritengo la Stella di Davide, che gli aguzzini cucirono sugli abiti degli ebrei destinati alle deportazioni e alle camere a gas, un simbolo fondamentale per impegnarsi a tutela dei diritti umani nel mondo e ‘per non dimenticare’. Questi ragazzi devono impegnarsi di più, se intendono offendermi sul serio!”
Come accennato dal co-presidente di EveryOne, Vittorio Arrigoni, poco prima di morire, si è avvicinato alla tragedia dei prigionieri del Sinai ed è venuto a conoscenza dei legami fra Hamas, gli altri gruppi armati di resistenza islamica e il traffico di esseri umani, organi, armi e droghe pesanti. Essendo un attivista nonviolento, è indubbio che ne sia rimasto turbato e conoscendo bene chi si muoveva fra Gaza City e il Sinai egiziano, attraverso la rete di tunnel gestiti da Hamas e dai trafficanti, è verosimile che abbia voluto conoscere la verità. Il capo-trafficante Abu Khaled, che detiene, uccide, sevizia, tortura e stupra gruppi di migranti subsahariani, si è dichiarato pubblicamente – anche dalla pagine di quotidiani occidentali – quale predone e quale resistente di Hamas. A Gaza City, dove Vik è stato rapito, Abu Khaled è considerato una specie di eroe. “Ma traffici e tunnel sono gestiti da tanti personaggi come Khaled,” spiega Malini. “Il fondamentalismo non consente a nessuno di indagare sulle proprie attività. Indagare significa diventare spie e per chi è sospettato di spionaggio il destino è segnato. Considerate queste inquietanti dinamiche, è assolutamente logico pensare che Vittorio Arrigoni possa essersi avvicinato a verità scomode e pericolose. Noi abbiamo chiesto alle autorità super partes di valutare questa eventualità, anche in virtù del fato che Vittorio ha manifestato un chiaro e dichiarato interesse verso il dramma dei prigionieri del Sinai e che noi siamo testimoni di questo suo interesse. Chi ha a cuore la verità non deve paventarla: neanche anche i noglobal e i sedicenti ‘anarchici’, che hanno trasformato una vittima del fondamentalismo islamico in un simbolo dell’antiebraismo. Il solo modo di rendere giustizia postuma a Vik è proprio quello di assumersi la responsabilità di impegnarsi perché le indagini siano scrupolose e gli assassini siano identificati, così come i loro moventi e i veri mandanti di un crimine vile e spietato”.

...

La seconda risposta:

14 maggio: Israele celebra 63 anni di indipendenza
pubblicata da Roberto Malini il giorno martedì 10 maggio 2011 alle ore 17.46
Milano, 10 maggio 2011. Negli ultimi anni ho subito un gran numero di minacce, intimidazioni, agguati e aggressioni mediatiche, insulti e azioni di infimo "dossieraggio" a causa del mio amore per il popolo ebraico, del mio impegno per la memoria della Shoah e l'educazione dei giovani all'Olocausto: un amore legato sia alle mie più antiche radici, sia alla mia vicinanza a tanti sopravvissuti all'Olocausto. Anche oggi, visitando i blog neonazisti o quelli gestiti dagli anarchici italiani (gli estremi si toccano, anche se diverso è l'atteggiamento del movimenti di critica globale in altri paesi, con cui spesso ho un rapporto costruttivo ed eccellente) si possono leggere messaggi offensivi e ostili nei miei confronti, connessi proprio ai miei studi sull'Olocausto e sulla realtà mediorientale. Mi ha particolarmente amareggiato, nel corso di una mia missione al campo Rom del Triboniano, l'essere stato definito - davanti a giovanissimi Rom - da alcuni esponenti del gruppo di "antirazzisti anarchici milanesi" quale "sporco ebreo sionista" e il Gruppo di difensori dei diritti umani di cui sono co-presidente quale "setta di rabbini". Recentemente, altri sedicenti "noglobal" mi hanno bollato con queste parole “Attenzione, è refrattario alle etichette, sulla canottiera le stacca sempre. Forse la stella gli da fastidio”. Negli stessi blog, altri volenterosi "anarchici" hanno trascorso ore in rete, cercando qualcosa nel mio presente o nel mio passato che potesse servire per screditare la mia persona, non trovando altro di meglio che la pubblicazione del Dizionario Enciclopedico sugli UFO (Giunti Editore), il mio vecchio lavoro di pubblicitario (per uno stipendio da fame che tuttavia mi è servito per soccorrere tanti esseri umani in difficoltà: Santa Pubblicità!) e un mio messaggio di auguri in occasione della nascita della bambina di Gianfranco Fini: auguri di crescere in un mondo tollerante, in mezzo a bambini liberi di tutti i popoli. Contemporaneamente, gli stessi giovani "ribelli" hanno definito la coraggiosa azione civile di Matteo Pegoraro - con cui condivido da anni tante azioni per i diritti umani - per ottenere il riconoscimento dell'unione con il suo compagno come un "simpatico e goliardico tentativo di sposarsi": è chiaro che questi giovanotti dalle idee confuse non hanno la minima idea di cosa significhi lottare con le armi della nonviolenza per evitare che i diritti fondamentali della persona siano calpestati. Altro è la goliardia, altro il livore che obnubila la ragione. Ma il clima che mi circonda non basta a indurmi a sorvolare su una ricorrenza che ha un grande valore civile e storico: il 63° anniversario della nascita di Israele. "Il 14 maggio 1948 in Eretz Israel è nato il popolo ebraico...". Roberto Malini

Dichiarazione della Fondazione dello Stato d'Israele

14 maggio 1948

In ERETZ ISRAEL è nato il popolo ebraico, qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e politica, qui ha vissuto una vita indipendente, qui ha creato valori culturali con portata nazionale e universale e ha dato al mondo l'eterno Libro dei Libri.

Dopo essere stato forzatamente esiliato dalla sua terra, il popolo le rimase fedele attraverso tutte le dispersioni e non cessò mai di pregare e di sperare nel ritorno alla sua terra e nel ripristino in essa della libertà politica.

Spinti da questo attaccamento storico e tradizionale, gli ebrei aspirarono in ogni successiva generazione a tornare e stabilirsi nella loro antica patria; e nelle ultime generazioni ritornarono in massa. Pionieri, ma'apilim e difensori fecero fiorire i deserti, rivivere la loro lingua ebraica, costruirono villaggi e città e crearono una comunità in crescita, che controllava la propria economia e la propria cultura, amante della pace e in grado di difendersi, portando i vantaggi del progresso a tutti gli abitanti del paese e aspirando all'indipendenza nazionale.

Nell'anno 5657 (1897), alla chiamata del precursore della concezione d'uno Stato ebraico Theodor Herzl, fu indetto il primo congresso sionista che proclamò il diritto del popolo ebraico alla rinascita nazionale del suo paese.

Questo diritto fu riconosciuto nella dichiarazione Balfour del 2 novembre 1917 e riaffermato col Mandato della Società delle Nazioni che, in particolare, dava sanzione internazionale al legame storico tra il popolo ebraico ed Eretz Israel [Terra d’Israele] e al diritto del popolo ebraico di ricostruire il suo focolare nazionale.

La Shoà [catastrofe] che si è abbattuta recentemente sul popolo ebraico, in cui milioni di ebrei in Europa sono stati massacrati, ha dimostrato concretamente la necessità di risolvere il problema del popolo ebraico privo di patria e di indipendenza, con la rinascita dello Stato ebraico in Eretz Israel che spalancherà le porte della patria a ogni ebreo e conferirà al popolo ebraico la posizione di membro a diritti uguali nella famiglia delle nazioni.

I sopravvissuti all'Olocausto nazista in Europa, così come gli ebrei di altri paesi, non hanno cessato di emigrare in Eretz Israel, nonostante le difficoltà, gli impedimenti e i pericoli e non hanno smesso di rivendicare il loro diritto a una vita di dignità, libertà e onesto lavoro nella patria del loro popolo.

Durante la seconda guerra mondiale, la comunità ebraica di questo paese diede il suo pieno contributo alla lotta dei popoli amanti della libertà e della pace contro le forze della malvagità nazista e, col sangue dei suoi soldati e il suo sforzo bellico, si guadagnò il diritto di essere annoverata fra i popoli che fondarono le Nazioni Unite.

Il 29 novembre 1947, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò una risoluzione che esigeva la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel. L'Assemblea Generale chiedeva che gli abitanti di Eretz Israel compissero loro stessi i passi necessari da parte loro alla messa in atto della risoluzione. Questo riconoscimento delle Nazioni Unite del diritto del popolo ebraico a fondare il proprio Stato è irrevocabile.

Questo diritto è il diritto naturale del popolo ebraico a essere, come tutti gli altri popoli, indipendente nel proprio Stato sovrano.

Quindi noi, membri del Consiglio del Popolo, rappresentanti della Comunità Ebraica in Eretz Israele e del Movimento Sionista, siamo qui riuniti nel giorno della fine del Mandato Britannico su Eretz Israel e, in virtù del nostro diritto naturale e storico e della risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, dichiariamo la fondazione di uno Stato ebraico in Eretz Israel, che avrà il nome di Stato d'Israele.

Decidiamo che, con effetto dal momento della fine del Mandato, stanotte, giorno di sabato 6 di Iyar 5708, 15 maggio 1948, fino a quando saranno regolarmente stabilite le autorità dello Stato elette secondo la Costituzione che sarà adottata dall'Assemblea costituente eletta non più tardi del 1 ottobre 1948, il Consiglio del Popolo opererà come provvisorio Consiglio di Stato, e il suo organo esecutivo, l'Amministrazione del Popolo, sarà il Governo provvisorio dello Stato ebraico che sarà chiamato Israele.

Lo Stato d’Israele sarà aperto per l'immigrazione ebraica e per la riunione degli esuli, incrementerà lo sviluppo del paese per il bene di tutti i suoi abitanti, sarà fondato sulla libertà, sulla giustizia e sulla pace come predetto dai profeti d'Israele, assicurerà completa uguaglianza di diritti sociali e politici a tutti i suoi abitanti senza distinzione di religione, razza o sesso, garantirà libertà di religione, di coscienza, di lingua, di istruzione e di cultura, preserverà i luoghi santi di tutte le religioni e sarà fedele ai principi della Carta delle Nazioni Unite.

Lo Stato d’Israele sarà pronto a collaborare con le agenzie e le rappresentanze delle Nazioni Unite per l'applicazione della risoluzione dell'Assemblea Generale del 29 novembre 1947 e compirà passi per realizzare l'unità economica di tutte le parti di Eretz Israel.

Facciamo appello alle Nazioni Unite affinché assistano il popolo ebraico nella costruzione del suo Stato e accolgano lo Stato ebraico nella famiglia delle nazioni.

Facciamo appello - nel mezzo dell'attacco che ci viene sferrato contro da mesi - ai cittadini arabi dello Stato di Israele affinché mantengano la pace e partecipino alla costruzione dello Stato sulla base della piena e uguale cittadinanza e della rappresentanza appropriata in tutte le sue istituzioni provvisorie e permanenti.

Tendiamo una mano di pace e di buon vicinato a tutti gli Stati vicini e ai loro popoli, e facciamo loro appello affinché stabiliscano legami di collaborazione e di aiuto reciproco col sovrano popolo ebraico stabilito nella sua terra. Lo Stato d'Israele è pronto a compiere la sua parte in uno sforzo comune per il progresso del Medio Oriente intero.

Facciamo appello al popolo ebraico dovunque nella Diaspora affinché si raccolga intorno alla comunità ebraica di Eretz Israel e la sostenga nello sforzo dell'immigrazione e della costruzione e la assista nella grande impresa per la realizzazione dell'antica aspirazione: la redenzione di Israele.

Confidando nell'Onnipotente, noi firmiamo questa Dichiarazione in questa sessione del Consiglio di Stato provvisorio, sul suolo della patria, nella città' di Tel Aviv, oggi, vigilia di sabato 5 Iyar 5708, 14 maggio 1948

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Interventi a mio sostegno:

Roberto MaliniRicevo da A.F. una email solidale molto pertinente e acuta. Ho deciso di postarla anche qui: "Bravo, tieni duro. sono del tutto solidale con te. I sedicenti 'anarchici' evidentemente hanno poca dimestichezza con la storia dello stesso movimento libertario, che annovera fra i padri e le madri numerosi intellettuali di fede ed origine ebraica; o che lo stesso
movimento dei kibbutzim recuperava in ideale comunitario di schietta ascendenza social-libertaria. Ho il sospetto che a loro piaccia il Produhon antisemita, quello che piaceva molto negli anni Trenta in Francia all'omonimo Circle: e che costituì poi il luogo di avvicinamento al collaborazionismo nazista, dopo il '40. Il non riuscire ancora a distinguere fra un governo ed uno stato, fra un popolo ed i suoi governanti, testimonia o dabbenaggine o malafede. Il sogno di tante e tanti esiste ancora, fra mille difficoltà e contraddizioni, ma va avanti.
ciao".
12 ore fa · Mi piace
Roberto Malini Questa email, invece, mi perviene da un testimone dell'Olocausto, sopravvissuto al ghetto di Theresienstadt, che sottolinea come l'antisemitismo non sia purtroppo appannaggio dell'estrema destra, ma si insinui anche dove non ce lo si attenderebbe: "Caro Amico! E' proprio vero che 'ESSERE EBREI E' UNA SORTE DALLA QUALE NON SI SORTE. CON NOI SCIUPA IL PRIORE L'ACQUA BATTESIMALE E QUANDO SI RIMUORE CI RUBBA IL FUNERALE'. Il Priore non è necessariamente un prete. Può essere anche un capoccia di sinistra o anarchico. Il Suo sfogo me lo conferma.
Cordialmente. W.M.".
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Roberto Malini