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I Cinesi si pappano anche Ferretti Yachts

misterbean@autistici.org (Mr. Bean - interceptor®) | 02.04.2012 16:55 | London

Il Premier Mario Monti in questi  giorni in  Cina: “vi  prego Investite  in  Italia”.  Ed il  più  prestigioso  marchio di  Yacht  di  lusso italiano passa  ai figli  di  Mao  Tse  Tung. Con Monti   la  CINA …   è  più viCINA.

Dell’Italia,   i  cinesi  hanno copiato un po’ di tutto. Dalle  vasche  idromassaggio  della  Iacuzzi alle  manifatture  griffate dei  più  famosi  stilisti  italiani (Gucci, Prada, Dolce & Gabbana, Fendi, Versace, Ferragamo, Bulgari,  etc  etc ). E’ risaputo  che questi “onolevoli  investitoli”   adorano visitare le  città  d’arte (nonchè  fare shopping negli  outlet italiani). Per  poterlo  fare più comodamente  senza  muoversi  da  casa loro,  hanno pensato  bene di  fare   copia  & incolla  persino  di interi  paesaggi. Ad un tiro  di schioppo  da  Shanghai hanno  riprodotto  fedelmente,  in  scala,   il  Canal  Grande di Venezia (dalle   case  alle   gondole) replicando pure la  baia di Portofino ed  il   Colosseo.  I maestri   del plagio  hanno  riprodotto   fedelmente addirittura  le  cittadelle dello  shopping  italiano  (Florentia  Village  ad  esempio è  una  fotocopia  perfetta  del Serravalle  Outlet  Village).   Gli  manca  il  Parmigiano  Reggiano  ed  il  Pesto  alla  Genovese  (che  copiano  già egregiamente)  e  fanno  l’ein  plein.   Considerate inoltre che   Bank  of  China (nonché altre grandi istituzioni finanziarie cinesi e   fondi sovrani) stanno rastrellando  avidamente   quantità  industriali di titoli di  Stato del  nostro debito pubblico (si  calcola  che il gigante asiatico abbia  in  mano almeno  un  bel  10% dei  bond dei paesi  di  tutta l’area  Euro). Non è  molto rassicurante per le nostre imprese e le nostre  banche. Chissà  se è questo  il  giochetto  che i finanzieri con gli  occhi a mandorla avevano in  mente quando  pensavano allo “Shanghai in Italia”  (è  quel   giochino  un pò  crudele che  consiste nel prendere le ossette  delle  nostre migliori  imprese  nazionali le  spezzettano in  1000 pezzi e ci  giocano … appunto lo  Shanghai). Si  calcola  che  tra  non  molto  i  cinesi  saranno così tanti  (e  così  potenti)  che  potranno  tranquillamente fondare  il  loro  partito (P.C.I.Partito Cinese  Italiano) prendendo  così    il  controllo  - oltre  che  dell’economia -  anche della  politica italiana.

Ma i  magheggi non finiscono  quì. Sti cinesi  si  son messi in  testa  un’idea  meravigliosa. Si  son  detti: “perché fermarci  al clone  e  non comprarci  pure l’ originale?    Visto  che  come  paese  siamo sulla  via  del  fallimento e con la  merda  fino  al  collo (scusate  la  classe)  in Italia hanno  cominciato  ad  arraffare di tutto: alberghi, ristoranti, fabbriche, interi  distretti  produttivi (come quello del  tessile). E si  stanno comprando tutti pezzi raffinati  dell’industria, mica  schifezze.

Uno  degli  imprenditori  cinesi più  intraprendenti ad  esempio,  tal  Mr.  Tan Xuguang, Presidente di SHIG Shandon Heavy Industry Group – Weichai Group Holding  (una Multinazionale  controllata  dalla Repubblica Popolare  Cinese)   data  la  sua  passione per  jet, yacht e auto di lusso  ha pensato  bene  di  comprarsi  in  italia un bel  giocattolino. Dal momento  ch’era  alla  ricerca  della  perfezione s’è  portato  a  casa nientepocodimeno che il controllo del  Gruppo Ferretti Spa,  il  più  prestigioso  produttore  italiano  di  yacht  di  lusso (Carlo Riva  diceva: “se  i  miei  motoscafi non  erano  perfetti  li  rompevo  personalmente  a  martellate”). Ferretti è il leader  mondiale nella progettazione, costruzione  e  commercializzazione di  yacht, con  un   portafoglio unico  di prestigiosi marchi tra  i  più  esclusivi della  nautica: Ferretti Yachts, Pershing, Ferretti Custom Line, Riva,  Mochi Craft, Itama, AMA, Bertram, CRN. Sti qui  venuti  da  Pechino si son pappati proprio tutto  il  Gruppo  Ferretti  sborsando solo   374  milioni  di  euro (e  pensate che con questa operazione hanno  investito solo i loro  spiccioli). Purtroppo era il prezzo  da  pagare  per non dover  portare  i  libri contabili   in tribunale. Un  secolo  di storia  della nautica  di  lusso  su  cui  ora  sventola  bandiera  rossa.  Un vero colpo  di grazia per il  Made   Italy. Lo  smacco è  che   hanno anche preso  due  piccioni  con una  fava. Ben due business in  un  colpo  solo. Si perché con l’acquisizione  di Ferretti Yacht hanno  scippato  pure  l’esclusiva incontrastata  del  RINA-Registro  Italiano  Navale, che  da  sempre certifica  tutte le  imbarcazioni  del Gruppo Ferretti. Con  il  nuovo  management con  occhi  a mandorla c’è  da scommettere  che   le  certificazioni di tutti i  natanti  Ferretti  sarà (ovviamente) sottratta  al  RINA e dirottata a CCS - China Classification Society, la  società di  certificazione  cinese. Ma  state  sereni. L’Ing.  Ugo  Salerno ha già  previsto  tutto  ed  ha  preso  per  tempo le  opportune  contromisure. Pochi  giorni infatti,  è  volato  a Beijing  per  siglare - con  una  certa  discrezione  -  un importante  accordo di  cooperazione. Indovinate  con  chi? Esatto,  proprio con  CCS - China Classification Society,  il Registro  di  classificazione  navale  cinese,  che  come  il  RINA è membro  di  IACS-International Association of  Classification Societies  (v.  documento  allegato pdf e  qui  riprodotto “Rina – CCS: Dual  Class  Agreement”).

Se  date  un’occhiata al  “Piano  Industriale e  Finanziario 2012-2015 Gruppo Ferretti e  Ferretti Spa”   (anche  questo qui  allegato  e  riprodotto pdf)  vi  renderete  subito conto  della  tragica  situazione patrimoniale in  cui  versa  la  società. Fatturati netti  in  forte  calo  su  tutti  i  fronti e per  tutti  i  marchi, debiti  in sensibile ascesa (oltre  un miliardo  di  euro di  cui  690  milioni  di  euro solo  con Royal Bank  of Scotland), un feroce piano  di ristrutturazione dell’indebitamento  e di  negoziazione  con    i  creditori, un patrimonio  netto ampiamente  negativo - al 31  ottobre 2011 - per  circa  331  milioni  di  euro (v. Doc.  “Dichiarazione ex Art. 182 Bis comma 6 l.f. Ferretti Spa” del  revisore  contabile  Dott.  Giovanni  La  Croce qui  allegato  pdf e riprodotto). Comunque i  consulenti  La  Croce  e Marco Giulio Sabatini  unitamente agli  advisor  finanziari  e  legali (HSBC Bank, Studio  D’Urso, Studio  Bianchi & Gatti, Linklaters team e  Studio  Legale Maffei Alberti)  stanno  facendo un’ottimo  lavoro.

Se  tutto  procede  bene, ad  ottobre 2012, per il prossimo  Salone  Nautico Internazionale di  Genova probabilmente potremo  vedere  già,  i primi mitici  panfili superlusso della Ferretti  con la  bella  la  scritta “Ferretti  Yacht - Made  in  China”.  

Però, dirà  qualcuno  di  voi,  se  andiamo  avanti  di  questo passo  a noi  non  ci  resterà  più niente. Che  faremo?  Pur  non scartatndo l’idea (visto  che  son  tanti) di  andare a vendere  riso  ai  cinesi,  che  si  potrebbe  fare?

Visto  che  l’Italia  salà quasi tutta  cinese, potlemo  semple andale in  Cina  e  copiale i  plodotti occidentali  che  i  cinesi  hanno  complato  da noi. E poi livendele tutto   a  costi  lidicoli in  Italia.

Attenzione…  che  la  CINA … è  s’avviCINA.

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- Original article on IMC London: http://london.indymedia.org/articles/11990