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Top Cop accused of Planting Diaz Molotovs

Il manifesto via newbrains | 31.07.2002 09:05

article from "Il manifesto" via "newbrains" italian top cop, vicequestore Pietro Troiani, is accussed of being the boyo
who planted the two molotovs inside the diaz school.
Things are getting quite interesting, would be a good time to turn up the volume on genoa again.

No point in getting too excited cos the Italian legal system is total borrox, Italian lawyers and barristers are responsible for keeping the Mafia in business, and for keeping Berlusconi out of nick.
But things are looking up, the truth is coming out especially about the Diaz raid. Troiani has been fingered by two of his colleagues, Antonio Burgio, his driver, who states that troiani ordered him to plant the bottles.
He had already been put up for it by another cop Massimiliano Di Bernardini. Then there is the guy who originally found the two bottles on Corso Italia, Pasquale
Guaglione also a vicequestore. The states that Troiani seems to have been abandoned by all his old mates in the police force, looks a likely scapegoat.
The article also mentions two of the other excuses for the Diaz raid. 1) the reported stoning of a police car nr the diaz, neither the cops or the car have come forward.
2) Massimo Nucera, the cop who claimed he was stabbed as he tried to enter the school, has been charged with giving false evidence, after forensic evidence proved that a cut in his jacket was self inflicted.
So three faked reasons for attacking a school full of innocent people, most of whom were asleep.

However the trial of the murderer of Carl Giuliani has been reduced to a farce, at one stage they were saying that the bullet had rebounded from a stone thrown by another protester.
The cops were looking to press charges against an unknown stone.
Basically the Italian legal system is a joke run by a bunch of the biggest crooks in the country.
Anything could happen, but if activists in the UK and other EEC countries start kicking up shit, then perhaps we might be able to squueeze a few drops of justice out of 'em.

sorry it's in Italian perhaps some one will translate.
I seem to remember that Phoney, "praised the Italian Cops"
for the wonderfull way they handled the G8/Demo !!!

 http://www.newbrainframes.org/rassegna/art.php3?id=2582&tid=19
Scuola Diaz. Trema Il Viminale
A. Mantovani - (Manifesto, Italia, 30.7.2002)

Scontro sul «pentito» Un agente accusa un vicequestore: mi
ordinò di portare le molotov. Insorge Biondi (Fi), legale
dell’accusato. Oggi il confronto, anche Gratteri in procura

Irrompe Alfredo Biondi nell’inchiesta sulla scuola Diaz. Il
vicepresidente della camera, già guardasigilli nel primo
governo Berlusconi, difende uno dei funzionari accusati di
aver partecipato alla messinscena delle false molotov. E’ il
vicequestore Pietro Troiani, tirato in ballo a giugno dal
collega Massimiliano Di Bernardini e adesso anche
dall’agente che gli faceva da autista, Antonio Burgio: la
deposizione di quest’ultimo, ora raggiunto dalle stesse
accuse di falso e calunnia ipotizzate per gli altri, è finita
domenica su Repubblica. Burgio ha fatto la parte del
«pentito», dichiarando di aver trasportato le molotov alla
Diaz su ordine di Troiani. E l’avvocato Biondi ha afferrato al
volo l’occasione: «Al primo interrogatorio eravamo andati a
dire le cose come stanno, ma la prossima volta il teatrino
non si ripeterà. I processi - ha detto ancora - si fanno in
tribunale e non con uscite clandestine di notizie, il rapporto
processuale finora instaurato subirà la conseguenza di
queste violazioni». Detto in modo più semplice, oggi davanti
ai pm Francesco Pinto ed Enrico Zucca il dottor Troiani starà
zitto, si avvarrà della facoltà di non rispondere. O almeno,
è probabile che vada così. «Non ho ancora parlato con il
mio assistito - diceva ieri sera Biondi - Bisogna anche tener
conto della sua posizione di funzionario di polizia, ma è
chiaro che collaboreremo meno». Domenica l’ennesima
fuga di notizie, ieri la minaccia di Biondi. Tutto succede alla vigilia della giornata decisiva, senz’altro la più importante da quando, con la scoperta dell’imbroglio delle molotov, l’inchiesta sulla Diaz è tornata a minacciare l’intero vertice della polizia.

Stamattina al nono piano del palazzo di giustizia genovese
sono invitati in sei e Troiani - con tutto il rispetto - sembra l’ultima ruota del carro. Forse è per questo che lo hanno mollato tutti: un collega come Di Bernardini, un sottoposto come Burgio e ora anche il suo ex comandante Vincenzo Canterini, che ha preso le distanze ricordando che Troiani «all’epoca del G8 non era più, da alcuni mesi, in servizio nel reparto mobile di Roma». Perché Troiani, attualmente
addetto alle Fiamme oro, al G8 del luglio 2001 faceva parte
del nucleo logistico coordinato da Valerio Donnini, il capo
dei capi della celere (non indagato). E oggi avrà accanto
personaggi di ben altro livello, investigatori di razza e
perfino il capo di un servizio centrale della polizia,
Francesco Gratteri. Tutti convocati a Genova per una prova
che non avrebbero mai pensato di affrontare: il confronto
all’americana, roba da delinquenti. E’ l’unico strumento a
disposizione dei pm per venire fuori dal dedalo di bugie,
dichiarazioni contraddittorie e reciproche accuse emerso
negli ultimi, drammatici, interrogatori.

Ci sarà Gratteri, direttore del Servizio centrale operativo
(polizia criminale), uomo legatissimo al capo della polizia
Gianni De Gennaro. Con lui il suo vice Gilberto Caldarozzi,
già interrogato due volte. E poi l’ex dirigente della Digos
genovese Spartaco Mortola, il numero due della questura di
Bologna Lorenzo Murgolo e il vicequestore Di Bernardini,
che ha fatto per primo il nome di Troiani. Anche se sono
entrambi inquisiti per falso e calunnia, non ci saranno il
prefetto Arnaldo La Barbera, capo dell’antiterrorismo
all’epoca dei fatti, né Canterini. Ci saranno i funzionari che
nelle ultime settimane non hanno saputo chiarire le loro
posizioni. Verbali alla mano, mettendoli faccia a faccia due
alla volta, i pm cercheranno di capire come stanno le cose,
chi ha deciso di tirar fuori le molotov sequestrate sei ore
prima e di metterle sul conto dei 93 malcapitati arrestati
alla Diaz.

A quanto pare, la decisione venne presa lì, nel cortile della
scuola-quartier generale del Genoa social forum. Non era
premeditata. «Se avessero deciso prima, fin dalle riunioni
in questura - spiega un investigatore che partecipa a questa
fase dell’inchiesta su delega della procura - avrebbero
fabbricato dieci o venti molotov nuove, non c’era bisogno di
utilizzare proprio quelle». Invece hanno preso proprio
quelle, le due bottiglie ritrovate nel pomeriggio in un
giardinetto di corso Italia dal vicequestore Pasquale
Guaglione, il funzionario di Gravina di Puglia (Bari) che un
mese e mezzo fa ha dichiarato di riconoscerle. La decisione
di truccare le carte, insomma, è arrivata quando
l’operazione era iniziata e i pavimenti, le pareti e i gradini
della scuola erano già sporchi di sangue. Volevano
«coprire» il massacro, 62 feriti di cui alcuni gravissimi. E
così hanno tirato fuori dalla jeep la busta azzurra con le due
bottiglie piene di liquido infiammabile. Sono in corso
accertamenti sui tabulati telefonici: forse hanno coinvolto
qualcun altro, ancora più su.

Sempre in questa fase avrebbero concepito la storiella della
sassaiola contro due auto della polizia, motivo ufficiale
dell’irruzione: nessuno, nei mesi seguenti, riuscirà ad
identificare i poliziotti che erano a bordo di quelle auto. E
hanno annunciato che l’agente Massimo Nucera, uomo di
Canterini, era stato accoltellato dai «delinquenti»
asserragliati nella scuola: nove mesi dopo una perizia del
Ris dei carabinieri stabilirà che le lacerazioni del giubbotto e del corpetto antiproiettile di Nucera sono incompatibili con l’aggressione denunciata (di qui l’accusa di falso e calunnia anche per lui, che all’inizio era stato indicato come vittima di un tentato omicidio e nemmeno indagato per le lesioni come gli altri del reparto romano).

Troiani, invece di spiegare chi ordinò di portare le molotov,
forse non parlerà. Anche altri indagati potrebbero scegliere
la linea dell’avvocato Biondi, e non sarebbero i primi.
Gianni Luperi, numero due dell’antiterrorismo, l’ha già fatto
giovedì scorso: per un funzionario di quel livello non è una
gran figura, la notte della polizia non è ancora finita. E’in
corso un drammatico scaricabarile, chi resterà con il cerino
in mano - pardon, le molotov - rischia grosso. E i tentativi
di circoscrivere le responsabilità al reparto mobile - o a
Troiani che viene da lì - li vedono tutti. Ma a tremare sono i pezzi grossi. Se oggi la procura segnerà un punto anche la
poltrona di De Gennaro tornerà a vacillare.

Il manifesto via newbrains
- Homepage: http://www.newbrainframes.org/rassegna/art.php3?id=2582&tid=19

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  1. G8 magistrates have it on film. — ch